Parimenti “colpevole” la situazione del collettore di Piazza della Liberta, che nell’esposto lo indica “aperto” in tre dei 5 convogliatori. “Se le griglie del convogliatore giorno 1 ottobre fossero state chiuse come lo sono tutt’oggi, non saremmo qui con il presente esposto a dover chiedere giustizia per Marianna, per il marito e per i tre figli minori”.
L’esposto presentato alla Procura della Repubblica di Agrigento per la morte di Marianna Bello, dal marito Renato Salamone, assistito all’avvocato Salvatore Cusumano, è chiaro, e mette alla base della tragedia del 1 ottobre scorso due fattori: “l’errata emissione di allerta da parte della Protezione Civile Regionale” che secondo l’esposto “ha diramato una allerta Gialla anziché Rossa”: il collettore delle acque piovane di Piazza della Libertà “O Conzu”: “Un collettore che su cinque griglie di trattenimento ne aveva chiuse solo 3. ed è proprio in una di quelle due aperte Marianna veniva ingoiata”.
“L’errata emissione dell’allerta meteo gialla anziché rossa rappresenta una grave inadempienza e un comportamento colposo che ha impedito l’attuazione di adeguate misure di protezione civile e prevenzione del rischio, compromettendo la sicurezza della popolazione – si afferma chiaramente nell’esposto – la Sig.ra Bello quella mattina del primo ottobre usciva dalla propria abitazione alla luce dell’allerta gialla diramata dalla Protezione Civile Regionale per accompagnare i figli a scuola e solo dopo, verso le ore 8:00 circa, veniva travolta nel cuore del citta dalla furia dell’acqua. Scesa dalla propria autovettura, in quanto impaurita dalla furia dell’acqua, come si evince da un video che circola su internet, la stessa veniva travolta ed inghiottita dal collettore per le acque bianche”.
L’esposto alla Procura, che ipotizza il reato di omicidio colposo per la morte di Marianna Bello, parallelamente, all’allerta meteo evidenzia anche “gravi responsabilità” in capo al primo cittadino del Comune di Favara e relativo ufficio tecnico, connesse alla gestione e alla manutenzione del convogliatore idraulico (canalone) ubicato nell’area interessata dall’evento tragico, segnatamente allocato nella Piazza della Libertà comunemente denominata anche “Conzu”.
“Tale infrastruttura, di competenza e sotto la custodia del Comune di Favara – evidenzia l’avv, Cusumano – presentava e presenta tutt’oggi segni evidenti di degrado e di mancata manutenzione, mancate protezione per la salvaguardia dell’incolumità delle persone, fattori che hanno contribuito e concorso all’evento delittuoso ovvero al decesso della Sig.ra Marianna Bello, a causa della negligenza, imperizia dell’amministrazione comunale, del suo primo cittadino e dell’ufficio tecnico tutto”. Il legale indica anche il perché. “La grave omissione nella custodia e nella manutenzione di tale struttura come l’apertura delle griglie delle due bocche su 5 del convogliatore costituisce un elemento decisivo nell’innesco e nell’aggravamento degli effetti devastanti dell’evento, culminato nella tragica perdita della vita della sig.ra Marianna Bello, trascinata dalle acque ed inghiottita dal convogliatore”.
“Diversamente se fossero state chiuse le bocche del convogliatore come lo sono tutt’oggi, bloccate dai loro chiavistelli, Marianna sarebbe ancora viva – si legge nell’esposto – Non si può morire travolti dall’acqua nel cuore di una citta, in una piazza che diventa un lago, in un sistema che troppo spesso si piega all’incuria ed all’indifferenza dell’amministrazione comunale. La morte di Marianna non era un evento non prevedibile e non è solo un fatto di cronaca, ma è lo specchio che riflette le crepe di un territorio, in questo caso quello favarese assai fragile, dimenticato, incapace di prevenire, di proteggere i suoi cittadini, di reagire per tempo”.
Quindi l’amara considerazione finale: “Fa strano e sembra realmente una beffa recarsi oggi sui luoghi e trovare tutte e cinque le griglie chiuse ancorate alla struttura muraria dai relativi chiavistelli – conclude l’avv. Cusumano – . Se le griglie del convogliatore giorno 1 ottobre fossero state chiuse come lo sono tutt’oggi non saremmo qui con il presente esposto a dover chiedere giustizia per Marianna, per il marito e per i tre figli minori”.
