venerdì, Novembre 7, 2025
HomeAltre notizieFavara: un Monumento, tanta Storia, poca partecipazione

Favara: un Monumento, tanta Storia, poca partecipazione

Ogni 4 novembre è il punto di riferimento per Favara per ricordare i soldati ed i civili morti durante le grandi guerre. Ogni anno purtroppo sono sempre meno i favaresi che partecipano alla cerimonia, a prescindere dal “taglio” dato all’ organizzazione.

Continuando su questa scia, questa data rischierà di rimane anonima tra tutte le altre inserite nel calendario, facendo un torto grande a quanti sono caduti sul fronte di guerra per la difesa la Patria.

E dire che Favara fu la prima cittadina in provincia di Agrigento a dedicare un monumento ai Caduti.  Non basta l’ impegno encomiabile del locale circolo dei Reduci, Invalidi e Combattenti, le iniziative istituzionali dell’ amministrazione comunale, le lezioni fatte a scuola. Questa festa sembra appartenere solo alla storia ed al passato, quando invece ciò che vediamo in TV, dall’ Ucraina a Gaza, ci deve fare riflettere sulle conseguenze atroci dei conflitti tra Nazioni. E non si partecipa solo se invitati, se coinvolti, se presenti su una locandina. In certi eventi la presenza è un dovere civico, un senso di appartenenza, un tributo ai concittadini morti.

Nonostante tutto in questi giorni ci sono stati alcuni interventi per la sistemazione del giardino, per la collocazione di una inferriata esterna, per l’installazione fissa dell’alza bandiera. Ma quando è stato realizzato questo importante monumento, uno dei simboli della città di Favara? La sua inaugurazione risale al 23 aprile 1922. L’iniziativa fu portata avanti da un comitato di cittadini presieduto dall’avvocato Calogero Palermo e composto dall’avvocato Vincenzo Re, da Antonio Amico, dall’avvocato Alessandro Ambrosini, dal dottor Gerlando Spadaro e da Giulio Piscopo. Per l’importante evento fu pubblicato un Foglio ricordo con il titolo “Per l’inaugurazione del monumento ai caduti di Favara”. Il Giornale fu pubblicato il 31 maggio del 1922 e le spese della stampa furono affrontate dai cittadini che spesero 682,30 lire. Alla cerimonia partecipò il Regio commissario del comune di Favara cavaliere ufficiale Marco D’ Alia, il Tenente Colonnello Emanuele Rossi ed il docente universitario Gaspare Ambrosini. Quella domenica d’aprile la piazza era stracolma di gente, una festa interrotta ripetutamente dal pianto delle madri e delle mogli degli oltre 180 soldati favaresi morti per difendere la nostra patria.

Con il sottofondo delle note tristi della banda civica e di quella militare il colonnello Rossi applicò sul petto la medaglia d’argento al valoroso soldato Calogero Bellavia, una medaglia di bronzo al tenente Piscopo e al soldato Luigi Airó Farulla.  Il monumento è stato realizzato dagli scultori Sorgi di Palermo. Sulla base si eleva una grande roccia simbolo della guerra aspra e pericolosa della montagna, poi in alto si innalza l’obelisco che porta lo stemma di Favara, delle date storiche,  un’aquila e in cima la radiosa Stella d’Italia.

L’obelisco venne a costare 19.490 lire mentre per la spesa complessiva della costruzione del Monumento furono preventivati 27.416,25 lire. Soldi racimolati da un comitato attraverso una raccolta popolare a cui aderirono i circoli di cultura le famiglie nobili ma anche la gente più umile, i contadini e i minatori. Un contributo notevole di diecimila lire fu elargito dal Comune di Favara e una raccolta fu perfino organizzata a New York a cura di Francesco Piazza, rappresentante della comunità favarese presente nella metropoli americana.

Tra le varie formule studiate per approvvigionare le casse del comitato non mancò una lotteria pro- caduti co tanti doni offerti dal Re, dal Presidente del Consiglio dei ministri Bonomi e dal Ministro della guerra Gasparotto. Malgrado tutti gli sforzi alla fine il bilancio andò il rosso e il deficit fu di 1963,80 lire.

Sull’edizione del 15 maggio 1922 del periodico locale “Il libero pensiero” troviamo questa nota di colore: “Un ragazzo del Popolo che quel giorno ci stava vicino in Piazza Cavour a quel grandioso spettacolo, dopo essere rimasto lungamente silenzioso, ebbe da esclamare: come bella Favara oggi”. A differenza di quella di questi periodi, distratta e non curante della celebrazione di una Ricorrenza che ha segnato la nostra storia.

ARTICOLI CORRELATI
- Advertisment -
Vella-Expert

TI POTREBBERO INTERESSARE