di Stanislao Salvaggio
Sarà capitato a tutti, in autunno, di osservare e ammirare le curiose evoluzioni aeree degli storni (Sturnus vulgaris) riuniti in stormi composti anche da migliaia di individui che si spostano all’unisono come se danzassero, creando forme mutevoli nel cielo.
Questo comportamento gregario e coordinato, ovviamente, ha incuriosito gli studiosi che hanno cercato di capirne il perché. Ebbene esistono solo ipotesi più o meno plausibili che non sempre reggono alla prova dei fatti.
Se non è ancora chiaro il “perché” lo fanno pare ormai abbastanza chiaro il “come” lo fanno, cioè come riescano a coordinarsi migliaia di individui senza che nessuno di essi abbia un ruolo di leader. Secondo questi studi ogni individuo che compone lo stormo, grazie anche all’ampio campo visivo di cui dispone, osserva e imita il comportamento in volo dei sette individui vicini, in tal modo si viene a creare meccanismo di coordinazione locale che porta a una coordinazione collettiva.
“Ogni uccello interagisce con i suoi vicini più prossimi, ma tutti i movimenti di ogni esemplare influiscono sull’intero gruppo e contemporaneamente ne sono influenzati, permettendo la propagazione delle informazioni attraverso lo stormo a una velocità costante. Il risultato è un processo decisionale collettivo così agile che al segnale di virare, generalmente avviato da un uccello al margine del gruppo, permette di raggiungere tutti i 400 esemplari di uno stormo in mezzo secondo, alla velocità di 145 chilometri orari” (Il mistero delle “coreografie” degli storni | National Geographic).
E se per loro fosse solo un gioco, una manifestazione di gioia? Perché no? Anche gli animali giocano e a noi piace guardali giocare.
Nella foto di copertina, parte di uno stormo ripreso al tramonto sotto la collina dei templi di Agrigento. La altre due foto si riferiscono a storni in riposo su una palma e in alimentazione su un ulivo.
