Una recente pronuncia del Giudice di Pace ha segnato un punto importante nella giurisprudenza in materia di opposizione a decreto ingiuntivo, con implicazioni rilevanti per le società di recupero crediti e per i debitori coinvolti in cessioni massive di crediti deteriorati.
La controversia nasce da un decreto ingiuntivo richiesto da una società SPV (Special Purpose Vehicle), operante nel recupero di crediti ceduti in blocco da istituti bancari. Il debitore, attraverso il suo legale l’avv. Danila Sollazzo, ha proposto opposizione, contestando la legittimazione attiva della società ricorrente, evidenziando l’assenza di prova concreta della titolarità del credito specifico oggetto di ingiunzione.
Il Giudice di Pace ha accolto l’opposizione, ritenendo che la SPV non avesse fornito sufficiente documentazione idonea a dimostrare la titolarità del credito in questione.
In particolare, è stato rilevato che la cessione in blocco, pur legittima ai sensi dell’art. 58 TUB, non esonera la società cessionaria dall’onere di provare il nesso tra il credito azionato e l’operazione di cessione.
L’opponente, assistito e difeso dall’Avv. Danila Sollazzo, ha saputo evidenziare con efficacia le carenze probatorie della società ricorrente, ottenendo una pronuncia favorevole che rafforza il principio di tutela del contraddittorio e della prova nel processo civile.
Per tali motivi il Giudice di Pace, preso atto della mancanza di prova in ordine alla sussistenza effettiva titolarità del vantato credito e della legittimazione sostanziale in capo alla società opposta, ha annullato il decreto ingiuntivo.
“Questa pronuncia – ci spiega l’avv. Danila Sollazzo – rappresenta un monito per le società SPV: l’automatismo nella richiesta di decreti ingiuntivi su crediti ceduti in blocco non può prescindere dalla prova puntuale della legittimazione attiva. I debitori, dal canto loro, trovano in questa decisione un precedente utile per contestare richieste ingiuntive basate su documentazione generica o incompleta. La causa vinta davanti al Giudice di Pace – evidenzia l’avvocato Sollazzo – non è solo una vittoria individuale, ma anche un segnale di riequilibrio tra le parti nel contenzioso creditizio. La giurisprudenza si muove verso una maggiore tutela del diritto di difesa, richiedendo rigore probatorio anche alle grandi società di recupero crediti”
