lunedì, Novembre 10, 2025
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Podcast sul web elogia Riina, l’Ordine dei Giornalisti Sicilia: “Grave offesa alle vittime e alla professione”

Un episodio di un podcast diffuso sul web ha scatenato un’ondata di indignazione nel mondo dell’informazione. Al centro della polemica, una conversazione tra i conduttori del programma e il figlio del boss mafioso Totò Riina, durante la quale – senza contraddittorio né contesto – è stata offerta una narrazione esaltante del capo di Cosa Nostra.

A condannare fermamente l’accaduto è stato l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, che in una nota ufficiale ha parlato di “offesa alle vittime di mafia, ai giornalisti e all’intera società civile”. Il comunicato, pubblicato sul sito istituzionale dell’Ordine, sottolinea come i conduttori del podcast non siano giornalisti e che l’intera chiacchierata non possa essere in alcun modo considerata una intervista professionale.

“Il figlio di Riina ha potuto incensare il padre senza che nessuno dei presenti ricordasse le condanne passate in giudicato e i crimini commessi dal boss di Cosa Nostra –si legge nella nota – Un contenuto inaccettabile, che rischia di riabilitare figure criminali e di riscrivere la storia secondo logiche distorte”.

Il Consiglio dell’Ordine siciliano ha anche chiesto alle autorità competenti di verificare se nel podcast siano ravvisabili ipotesi di reato. Inoltre, l’Ordine stesso valuterà se procedere per esercizio abusivo della professione, considerato che i conduttori del programma si sono cimentati in attività giornalistica pur senza esserlo. Una presa di posizione dura, che arriva in un momento in cui il ruolo dell’informazione, soprattutto online, è sempre più messo alla prova dalla facilità di diffusione di contenuti privi di verifica, contesto e responsabilità professionale.

Nel comunicato, l’Ordine ha anche espresso vicinanza ai giornalisti che, ogni giorno, rischiano la vita e il proprio patrimonio personale per raccontare la verità sulla criminalità organizzata. Un riferimento chiaro al continuo uso intimidatorio delle querele temerarie, che spesso colpiscono chi fa informazione d’inchiesta.

“L’episodio è un insulto anche a quei colleghi che esercitano con rigore e coraggio la professione giornalistica”, ha scritto l’Ordine, ricordando come il giornalismo vero richieda competenze, etica, responsabilità e – non da ultimo – il rispetto delle norme.

Il caso solleva un interrogativo sempre più urgente: chi ha diritto di raccontare la realtà? E soprattutto: quali sono i confini tra libera espressione e disinformazione? L’Ordine dei Giornalisti Sicilia lancia un segnale forte, ribadendo l’importanza di una informazione qualificata, soprattutto quando si trattano temi delicati come la mafia, che hanno segnato profondamente la storia della Sicilia e dell’Italia.

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